| Copia incolla dall'articolo: Grande piatto antico e tradizionale di tutta la zona che da Orbetello va fino a bocca d'Arno ed oltre fino a Viareggio. Prelibatezza che ha fatto impazzire generazioni, dalla preparazione semplicissima: aglio, un rametto di salvia e "cee". Cominciamo ammodino: con le "cee" l'Unione Europea non c'incastra nulla !!! "Cee" è il termine vernacolare per "ceche"; è così chiamato il novellame di che tenta faticosamente di risalire dal mare verso le acque dolci, dove, con un po' di fortuna, potrà trasformarsi in pasciute anguille. Il nome "cee" deriva dal loro aspetto: semitrasparenti, sottili come uno spaghettino, lunghe 2 o 3 centimetri e con due puntini neri ai lati della testa: i futuri occhi e per questo "cee" (per favore non facciamo confusione con i bianchetti o gianchetti che sono tutt'altro). La pesca si svolgeva rigorosamente di notte con la "ripaiola", una specie di racchettone da tennis con una rete fitta fitta al posto delle corde. Malgrado costassero l'iradiddio, andavano a ruba nei mercati ittici. Non c'era famiglia veracemente livornese o pisana che si facesse mancare il suo piatto di "cee" per Natale o Capodanno. Piuttosto non si pagavano le bollette, s'andava con le scarpe sfondate, ma le "cee" in tavola "c'avevano da esse". Testimonianze dei prezzi astronomici che potevano raggiungere, restano ancora nel parlato corrente livornese. Ad esempio la mamma al "bimbo" che chiede i soldi per cinema, pizza, jeans griffati, ultimo telefonino:"Deh, bimbo, mi 'osti 'na cea".
Da qualche anno la pesca delle "cee" è severamente proibita per impedire il loro sterminio: le multe sono spaventose, con il risultato che la pesca di contrabbando continua e i prezzi lievitano a livelli astronomici, senza contare che chi acquista di sottobanco è passibile di pene più, severe dei grossi spacciatori di coca.
Fatta la Legge trovato l'inganno: le "cee" ufficialmente consumate in Toscana giungono in camion-frigo dalla Francia e dalla Spagna.
Amo difendere l'ambiente, il portafoglio e la legalità: non compro.
Dico però che, se come la natura insegna, il ciclo "cee-anguille-cee" avviene attraverso il passaggio dalle acque dolci a quelle salate, per proteggere questa specie bisognarebbe punire con la stessa severità applicata ai pescatori di frodo, anche chi trasforma i nostri fiumi in fogne a cielo aperto.
Sconsiglio tutti i curiosi che volessero provare questa prelibatezza antica di servirsi di quelle terribile confezioni surgelate che si trovano nella grande distribuzione con il nome di "Anguilitos" o "Novellame" e che della "cea" non hanno neanche il sentore. Ormai saranno 20 anni che non le mangio, mi sembra giusto rispettare il divieto e di certo non mangio le schifezze che arrivano da fuori.
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