CITAZIONE
Se a St. Maarten le pratiche aeroportuali erano risultate estremamente rapide, qui sono state quasi inesistenti, tant’è che non facciamo quasi in tempo a consegnare i nostri passaporti, che già ci troviamo in territorio anguillano, anche se capisco che definire territorio (in realtà possedimento britannico d’oltremare) un’isola grande appena un centinaio di chilometri quadrati, può sembrare un eufemismo. Mancavo da qualche anno dai Caraibi e quasi mi ero dimenticato il particolare timbro di voce che accomuna gran parte dei suoi abitanti, cantilenato, suadente, nettamente afro, ed a tratti poco comprensibile per via delle parole quasi sempre limate e pronunziate in un inglese leggermente storpiato, frutto d’inequivocabili intrecci culturali, considerato che queste popolazioni discendono in larga maggioranza direttamente dagli schiavi importati dall’Africa dai vari stati colonialisti dell’epoca, al fine di disporre di manovalanza gratuita per le locali piantagioni.
Questa però è un’altra storia, assai più importante, che senza ombra di dubbio potremmo definire come una delle pagine più tristi della nostra umanità.
Scrivendo invece di argomenti più futili, quale appunto una vacanza, occorre fare una doverosa premessa in merito a quest’isola che mi accingo a visitare: Anguilla non è un posto a buon mercato, specie nel periodo invernale, quando i prezzi tendono parecchio a lievitare, tuttavia è possibile far risultare non proibitivo il proprio viaggio, compiendo un’oculata ricerca della sistemazione, ed acquistando il cibo nei vari supermercati presenti, considerato che quasi tutti gli alloggi dispongono di un comodo e conveniente angolo cottura.
Avevo inizialmente scelto di prenotare solo una settimana ad Anguilla, lasciando libero il resto del viaggio, in maniera tale da decidere sul posto se fosse stato il caso di rimanervi ancora, oppure di dirigerci verso altri lidi , ma dopo aver appena trascorso due giorni sull’isola, non abbiamo avuto più dubbi, decidendo subito di non muoverci più da questo luogo fatato.
Sì, perché Anguilla non colpisce solo per l’assoluta bellezza delle proprie spiagge, o per la trasparenza del mare da cui le stesse sono lambite, ma per tutta una serie di fattori che ne fanno un posto unico, in cui la criminalità è del tutto assente e dove l’informalità regna sovrana, malgrado sia sovente frequentata da illustri personaggi del jet set internazionale.
Tra le varie opportunità di alloggio, abbiamo scelto l’Allamanda Beach Club, una graziosa pensione dalla felice ubicazione in prossimità della Shoal Bay East, malgrado avremmo potuto risparmiare qualcosa optando per altri posti più dislocati. Essendo l’ufficio (qui niente reception) ormai chiuso al nostro arrivo, come comunicatoci tramite posta elettronica, ci sono state lasciate le chiavi della camera in una piccola cassetta, assieme ad una lettera di benvenuto, sulla quale sono riportate delle indicazioni in merito alla collocazione della stessa camera, e delle utili notizie di carattere generale su Anguilla. Poi, una volta preso possesso del nostro alloggio, troviamo con sorpresa sul tavolino le chiavi della macchina a noleggio richiesta, parcheggiata a breve distanza, nonché il contratto e la patente di guida anguillana intestata a mio nome, il tutto sulla parola, e senza aver sborsato un solo centesimo.
Anguilla inizia a piacermi.
L’indomani facciamo di buon mattino un piccolo giro ricognitivo, improntato più che altro alla ricerca di un supermarket dove rifornirci di generi alimentari. Scopriamo subito il carattere tranquillo dell’isola, sulla quale scorre un’unica strada che la taglia orizzontalmente e da cui si diramano piccole vie secondarie in direzione delle coste, attraversando minuscoli agglomerati costituiti da basse costruzioni color pastello, in pieno stile caraibico. Anche la capitale, The Valley, non è altro che un insieme di poche case frammiste agli uffici governativi ed a qualche sparuto negozietto.
Traffico? Ovviamente, nemmeno a parlarne.
Anguilla continua a piacermi…