Nairobi, 9 settembre 2008 - Nel Corno d'Africa 3 milioni di bambini sono in pericolo di vita per mancanza di cibo, acqua e cure mediche, vittime di un'emergenza complessa in cui oltre 14 milioni di persone risentono gravemente degli effetti concomitanti di siccità, conflitti armati, aumento dei prezzi alimentari e malnutrizione cronica.
Se non si interverrà immediatamente molti altri milioni di bambini saranno a rischio in tutta la regione: tuttavia, a fronte della gravità della crisi, la risposta rimane per ora scoraggiante.
«In questa fase critica c'è bisogno di una forte leadership politica nazionale e di un'immediata mobilitazione di fondi a livello internazionale: i rischi ora incombenti su bambini e famiglie sono immensi, e il tempo a disposizione per contrastarli si sta esaurendo», ha dichiarato Per Engebak, Direttore regionale dell'UNICEF per l'Africa Orientale e Meridionale.
Gli effetti della siccità si sommano al più grave conflitto degli ultimi anni nella martoriata regione del Corno d'Africa, soprattutto nella Somalia centrale e meridionale e nella regione somala dell'Etiopia.
La debolezza o incapacità dei governi impedisce una risposta efficace ai bisogni delle popolazioni e in alcuni casi ostacola persino gli aiuti: in diverse parti del Corno d'Africa gli operatori umanitari vengono a volte intralciati da funzionari di governo, o sono obiettivo deliberato dei gruppi armati.
«In questo momento la sicurezza è uno dei principali ostacoli per una risposta efficace ai bisogni delle popolazioni», ha affermato Per Engebak, sottolineando le difficoltà d'accesso ma anche i problemi causati dall'impennata in tutto il mondo dei prezzi del grano e dei cereali.
In alcuni dei paesi più colpiti dalla siccità, negli ultimi 8 mesi i prezzi dei generi alimentari sono aumentati fino al 200%, rendendo impossibile per molte famiglie l'acquisto del grano. L'impennata dei prezzi rende difficile anche per le organizzazione umanitarie l'acquisto di sementi e cereali necessari per rispondere all'emergenza.
Inoltre, l'aumento del prezzo del carburante - dal 300 al 1.000% in Somalia - mette a rischio la distribuzione di acqua e cibo, anche per popolazioni che potrebbero essere raggiunte in sicurezza.
Le cause dell'emergenza
L'attuale crisi arriva due anni dopo l'ondata di siccità seguita da devastanti inondazioni del 2005-06, che decimò il bestiame da cui dipende la vita di gran parte delle popolazioni del Corno d'Africa, gettando milioni di persone in una condizione di crisi economica e nutrizionale permanente. All'inizio del 2006, erano 4 milioni, di cui 1,5 milioni minori di 5 anni, i bambini in stato di emergenza sanitaria e nutrizionale.
Questi ricorrenti cicli di siccità e inondazioni colpiscono le aree di pastorizia con frequenza assai maggiore rispetto al passato, mettendo sempre più a rischio la vita e la salute dei bambini delle comunità nomadi. E la scarsità di infrastrutture e servizi nell'area del Corno d'Africa complica ulteriormente la situazione: pochi servizi sanitari e scolastici, non in grado di soddisfare le esigenze delle comunità di pastori nomadi, spesso (ad esempio in Kenya) a 40-80 km di distanza. In tutta l'area dell'Etiopia di prevalenza della pastorizia, 4,2 milioni di persone possono contare solo su 1.132 operatori sanitari. E la Somalia devastata dal conflitto dipende interamente o quasi da quell'assistenza sanitaria internazionale che viene bloccata dalla mancanza di sicurezza.
I 20 litri d'acqua a testa, disponibili a massimo 2 km dal luogo di residenza, che rappresentano lo standard minimo internazionale, sono un sogno: di norma la maggior parte delle popolazioni dispone di 5-10 litri d'acqua a testa, attinti da pozze, stagni o fiumi, che appena c'è siccità si riducono a 1-2 litri a testa.
In queste condizioni, da anni i bambini pagano il prezzo più alto, privati di cure mediche essenziali (in molte aree il tasso di copertura vaccinale è solo del 30%), denutriti non appena diminuisce la produzione di latte del bestiame, vittime di diarree e altre malattie veicolate dall'acqua sporca. E anche i fortunati che riescono a crescere oltre la soglia dei 5 anni ne risentono pesanti conseguenze. Anche la scuola è un miraggio, per la mancanza di strumenti di sostegno e flessibilità che consentono ai bambini nomadi la frequenza scolastica di base, e per la necessità delle famiglie di impiegarli nel lavoro di pastorizia e di ricerca dell'acqua.
La crisi attuale, nella sua complessità, non può essere affrontata solo con misure tampone ma richiede una mobilitazione urgente e di ampio respiro sia della comunità internazionale sia dei governi nazionali. La combinazione di tre fattori: insicurezza estrema e conflitti, aumenti dei prezzi degli alimenti e del carburante, mutamenti climatici, rischia di devastare più che in passato, e a lungo termine, gli ambienti già poverissimi e fragili in cui vivono le popolazioni nomadi del Corno d'africa.
Rispondere a questa sfida complessa è un imperativo umanitario per la comunità mondiale, per l'oggi ma anche per dare un futuro diverso ai bambini e alle famiglie di questa regione del mondo.
dal sito dell'
UNICEF